Ravello: Machu Picchu salernitana (fr translation)
Ravello: Machu Picchu salernitana.
Ravello è una delle più belle e amene località della costiera Amalfitana. Proteso sulla costa, il suo abitato si sviluppa su una rupe ad un’altitudine di circa 300 metri dal livello del mare. Questo garantisce una visuale ampia e panoramica sugli altri paesi della costa d’Amalfi – che si specchiano nel blu del mare del golfo di Salerno – e sui verdi monti Lattari che costituiscono l’ossatura della penisola sorrentina. L’elemento marino, solo apparentemente lontano, gioca un ruolo fondamentale. Lo ha giocato molto più in passato però, quando grazie ai proficui scambi con gli altri porti del Mediterraneo, i ravellesi fecero la loro fortuna commerciale, accrescendo così il proprio prestigio.
Proprio per la conformazione scoscesa del territorio, qui lo spazio è sfruttato al massimo; ne sono esempio i terrazzamenti che gli abitanti hanno pazientemente modellato per ricavarne spazio utile a orti, agrumeti e vigneti (talvolta ovili), così pure le scalinate che compenetrandosi perfettamente nel contesto permettono di raccordare mirabilmente i diversi livelli edificati, creando i famosi scorci per cui la cittadina è meta ambita da un turismo d’élite e internazionale, nonché da artisti a caccia di vedute.
«Ravello è più vicina al cielo di quanto non sia lontana dalla riva del mare»
così lo scrittore André Gide descrive questa sorta di “Machu Picchu salernitana” in cui ambientò il suo romanzo “L’immoraliste” (1902).
In effetti raggiungerla dal mare comporta la salita per una tortuosa strada dove nei punti più stretti capita di incontrare turisti stranieri immobilizzati che attendono un poco ansiosi la fine della colonna di macchine dall’altro senso. Pensare che per farci arrivare Richard Wagner nel 1880 dovettero convincerlo a portarsi a dorso d’asino su per la mulattiera, all’epoca l’unica strada. Che cosa ne abbia poi fatto il compositore tedesco di quella visita è storia nota(*).
Ciò che più colpisce, oltre all’uso avido e temerario dello spazio, è la verticalità di questo posto, in alcuni punti letteralmente “a picco sul mare”.
Come il celebre “Terrazzo dell’Infinito” di Villa Cimbrone, la famosa villa acquistata da un lord inglese nel 1904, Ernest William Beckett. Non a caso alla balconata, adorna di mezzi busti marmorei del ‘700, ci si arriva attraversando il “Viale dell’Immenso”, coperto da un fitto pergolato e affiancato da siepi, pini, platani. Tipico giardino romantico all’inglese, il parco di villa Cimbrone fu disegnato dallo stesso proprietario insieme a Vita Sackville West, che oltre ad essere un’eccellente botanica inglese, era anche poetessa e scrittrice appartenente al circolo di intellettuali di Bloomsbury. La villa è stata luogo di incontri e riunioni del famoso circolo (ne faceva parte, per intenderci, Virginia Woolf, con la quale la West ebbe pure una tormentata relazione).
Non solo villa Cimbrone regala questa visione sull’infinito, Villa Rufolo non è da meno: grazie all’apertura della Torre maggiore, dal 2016 è possibile visitare i tre piani espositivi percorrendo la moderna scala, ispirata alla fantasia di Maurits Cornelis Escher (anche lui passato per Ravello nel 1922), e affacciarsi dalla sommità del terrazzo più alto del centro storico. La torre fu costruita dai Rufolo come simbolo del loro potere, derivante dall’attività di banchieri e finanziatori presso la corte angioina.
La villa omonima fu costruita per volere di Nicola Rufolo nel XIII secolo, in stile arabo-normanno. All’interno si ammirano gli splendidi giardini realizzati da sir Francis Neville Reid, l’industriale scozzese che l’acquistò nel 1851, risollevandola dallo stato di abbandono. Appassionato di botanica, formò insieme al ravellese Luigi Cicalese, una vera e propria scuola di giardinieri, che ancora oggi mantengono vivo lo stile romantico voluto dal fondatore.
(*) Richard Wagner arrivò a Ravello da Sorrento nel 1880, dove si trovava in attesa della rappresentazione del suo “Parsifal” a Napoli. Aveva quindi già terminato la stesura dell’opera, ma non riusciva a trovare una scenografia all’altezza del “Giardino di Klingsor” per il II atto. Quando visitando Villa Rufolo vide i meravigliosi giardini romantici, ecco che finalmente trovò ciò che prima era solo nella sua fantasia.
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