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La leggenda di Orchis e usi delle orchidee

Leggende e miti non mancano nel mestiere di una guida turistica. Nel precedente articolo (qui) vi ho parlato delle bellissime orchidee spontanee che crescono sulle pendici del monte Cervati, nel secondo parco nazionale più grande d’Italia: il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Oggi vi parlerò invece della leggenda di Orchis e degli usi delle orchidee.

Il nome della specie è legato a quello di Orchis, un giovane bellissimo, figlio di un satiro e di una ninfa, che prese dal padre il temperamento focoso e irrazionale tipico di questi esseri dei boschi, dalla madre la bellezza. Un giorno però Orchis, invitato a partecipare alle celebrazioni in onore del dio Dioniso, sedusse la sacerdotessa preposta al culto. La sua sfrontatezza non passò impunita e il giovane fu condannato alla morte, dilaniato da belve feroci. Secondo la leggenda dai suoi resti mortali nacquero le orchidee, che di Orchis rispecchiano la bellezza e non solo quella. L’apparato radicale di questa specie infatti presenta due rizotuberi ovali che ricordano l’apparato genitale maschile, proprio il responsabile dell’atto passionale che costò la vita a Orchis.

John Collier, “Sacerdotessa di Bacco”

L’etimo della parola orchidea è il greco “orchis” che significa “testicolo” appunto. Come a dire che non c’è scampo all’analogia. Proprio sulla base dell’analogia morfologica, il suo consumo veniva consigliato per favorire l’attività sessuale, come una sorta di afrodisiaco, o per quella finalizzata al concepimento. Il nome fu forse dato alla specie da Teofrasto, un filosofo e botanico greco vissuto tra IV e III secolo a.C.

Orchis morio

Oltre che come afrodisiaco il suo uso è legato anche a scopi terapeutici in qualità di ricostituente e integratore alimentare soprattutto per i bambini e presso alcune culture, sebbene col tempo queste proprietà si siano rivelate del tutto inesistenti. In alcune parti dell’Africa e del Medio Oriente è utilizzato ancora.

Non tutti sanno che la vaniglia che usiamo per dolci è essa stessa un’orchidea. Nasce nelle regioni a clima tropicale ed è utilizzata dai tempi degli Aztechi per aromatizzare il chocolatl, la bevanda che conquistò il palato dei conquistadores spagnoli alla corte di Montezuma, nel XVI secolo.

Il prodotto più famoso è il Salep, una farina che si ottiene dai tuberi di alcuni tipi di orchidea, raccolti, lavati ed essiccati al sole. In Grecia e in Turchia con questa farina si ottiene una bevanda simile al ginseng e viene usata come addensante nella produzione di gelati (il dundurma turco e il kaimaki greco). Naturalmente questo utilizzo danneggia non poco la popolazione di orchidee spontanee. Tant’è vero che in Europa, dove la raccolta delle orchidee è vietata così pure il Salep, si usa un sostituto vegetale dalle stesse proprietà, la gomma guar, per soddisfare la richiesta sul mercato soprattutto tedesco da parte di persone prettamente di origine turca e greca.

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In copertina: Muzzioli Giovanni “Al tempio di Bacco”, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma.

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Clicca qui per leggere “Le orchidee spontanee del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni”.

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Viviana Ricciardone – guida turistica Cilento e Diano. Seguimi su Instagram per più foto!!!

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